Satura varia – Carotta: So lla banca de ll’Adese


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Lusia, 1963

So lla banca de ll’Adese

FRANCESCO CAROTTA

ascolta la poesia


Martedì 4 Dicembre 2012 3:43
Oggetto: So lla banca de l’Adese

Ciao Raffaella,

non so se ti ho mai mandato questa poesia.
La scrissi una volta – sarà stato il 1962 o 63 –, che tornavo in bicicletta (o era in Motom?) da Lusia, ero stato a Barbona da te a studiare, in una stanza d’estate cogli scuri semichiusi perché rimanesse un po’ di fresco in tinello, scuri che poi si aprivano improvvisamente, mentre di colpo si affacciava dall'esterno verso l’interno il viso scuro di tua madre, a controllare se eravamo casti …
Sì, tornando sul far della sera da Barbona via Lusia andando per la banca dell’Adese verso Ca’ Zen, composi (o meglio scomposi) la mia prima poesia, che rimase poi la mia unica in dialetto. Me la ricordo ancora, e qui te la mando, perché in effetti ti appartiene, senza di te non ci sarebbe, è tua:

A ’sé drío far scuro so la banca de ll’Adese
a ghè l'aqua in basso qa specia e qa corre,
senti che aria!
lla sà da fén de banca ’pena segà
lla sà da aqua de l’Adese,
senti sti grilli, ste rane qa canta,
on can qa balla,
’na campana distante qa sona,
i barbastrilli qa ’sólla,
lle batissosolle qi basso
e lle stelle ca se impizza là dessora,
tante stelle.

Te l’ho scritta qui citandola a memoria, nella mia ortografia del veneto, che non ci hanno insegnato a scrivere, ma che, essendo il dialetto il modo veneto di pronunciare non l’italiano ma il latino, dovrebbe essere più vicina a quella del conservativo spagnolo che alla modificata – e sconsiderata – ortografia italiana (senza parlare di certa “veneta” odierna, che scopiazza quella polacca).
Comunque perché non ci siano dubbi alla lettura, te la registro: clicca qui

Stammi bene

Francesco

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5. Dezember 2012 15:01:39

Ciao Francesco,
grazie x la tua lettera, mi fa piacere condividere qualche ricordo, foto e commenti.
Abbiamo fatto un bel tratto di strada insieme, soprattutto nell'età dei sogni, delle avventure … e ora ricordarle fa bene al cuore, testa e mente.
La poesia l’ho ricevuta in dono da te tanti anni fa.
Porta la data del 1963, ma non ricordo quando mi consegnasti il foglietto, di un blocco notes a quadretti e scritta in stampatello minuscolo. L’ho riposto nel portafoglio con i documenti.
La poesia mi fa sentire davvero il profumo dell’erba appena tagliata, l’acqua dell’Adige però è sempre inquinata: ma è pur sempre l'Adige … sia in positivo che negativo.
Grazie, Fra, per questa ventata di ricordi.
Un abbraccio
                                             Raffaella